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Bnp Paribas: record di investimenti in Italia.Protagonisti i grandi operatori stranieri

L’estate si conferma ricca di notizie positive per il mercato immobiliare italiano, perlomeno per i settori non residenziali. Dopo i dati di Cbre , che evidenziano un boom di investimenti nel secondo trimestre 2017, anche il report divulgato dall’ufficio studi di Bnp Paribas real estate conferma la crescita record del nostro mercato. I numeri differiscono un po’ da quelli di Cbre, ma il liet motiv è lo stesso: avanti tutta, con crescita a due cifre.

Numeri da record Secondo Bnp Paribas re tra gennaio e giugno 2017 i volumi di investimento registrati per gli immobili commerciali si è attestato a circa 4,9 miliardi di euro, in crescita del 40% rispetto allo stesso periodo del 2016. Si tratta del migliore semestre di sempre. Secondo Cbre, il primo semestre si è invece chiuso con investimenti per 5,8 miliardi, in aumento del 58% sullo stesso periodo del 2016. La differenza nei numeri tra le due fonti va ricondotta ai metodi di rilevazioni utilizzati, inclusi i timing delle operazioni.

«Il contesto attuale è molto positivo per il real estate commerciale italiano – sottolineano da Bnp Paribas re – con investitori pronti eventualmente anche a chiudere operazioni in location secondarie o su prodotti meno liquidi purché in presenza di buoni fondamentali degli asset». Al risultato eccezionale di 4,9 miliardi di euro di questo primo semestre 2017 hanno contribuito anche la chiusura del “portafoglio Scarpellini” dal valore stimato di circa 415 milioni di euro, e l’acquisizione da parte di Credite Agricole del 40% di Beni Stabili. «Operazioni che testimoniano un interesse generale per l’immobiliare del nostro Paese – commenta Cristiana Zanzottera, responsabile dell’Ufficio studi di Bnp Paribas re in Italia –. Anche in questo semestre, il prodotto uffici rimane il maggior contributore ai volumi totali con circa 2 miliardi di euro di investimenti (il 42% del totale) per un totale di 31 operazioni inclusi sei portafogli». Buona performance anche per il settore retail che nei primi sei mesi dell’anno ha totalizzato investimenti per circa 1,2 miliardi di euro secondo Bnp Paribas, il doppio rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2016. Da sottolineare anche la presenza di alcune transazioni nel settore degli investimenti alternativi e in particolare delle case di cura: nel secondo trimestre del 2017 sono state transate quattro Rsa (residenze sanitarie) nel nord-ovest del Paese, che si aggiungono alle due transate nel primo trimestre dell’anno.

Acquisizioni dai gruppi stranieri Il report è in linea con quanto comunicato da Cbre, cioè che in termini di provenienza dei capitali il mercato immobiliare italiano ha continuato ad attirare l’attenzione degli stranieri: il 60-70% circa degli investimenti del primo semestre ha interessato capitali internazionali. «Nel primo semestre 2017 abbiamo assistito a una crescita rilevante dei capitali europei rispetto a quanto registrato nello stesso periodo di un anno fa –continua Zanzottera –. I flussi di investimenti tedeschi sono raddoppiati mentre quelli britannici e francesi hanno segnato un forte incremento. In crescita, anche se in modo più attenuato (+10%), i capitali provenienti dagli Stati Uniti».

Il settore commerciale Il primo semestre 2017 ha totalizzato 1,2 miliardi di euro di investimenti in immobili retail, il doppio rispetto ai primi sei mesi di un anno fa (2,2 miliardi per l’intero anno 2016). A questi volumi hanno contribuito in particolare due rilevanti transazioni di prodotto “prime”: una nel segmento centri commerciali per circa 300 milioni di euro in Emilia Romagna e l’altra nel segmento High Street di Milano per circa 220 milioni di euro. «Il settore retail in Italia si conferma dominato dai capitali stranieri, che hanno rappresentato anche nel primo semestre 2017 il 75% circa dei volumi complessivi», dice Cristiana Zanzottera. I rendimenti netti prime sono apparsi in diminuzione nel primo semestre del 2017, portandosi al 3,15% per l’High Street di Milano e al 5% per i centri commerciali.

Gli investimenti a Milano… Anche nel primo semestre del 2017 il mercato di Milano si è confermato il più liquido in Italia, totalizzando investimenti per circa 1,4 miliardi di euro. «Tuttavia va evidenziato che in questa prima parte dell’anno abbiamo assistito ad un incremento degli investimenti in location alternative rispetto a Milano e a Roma dovuto anche a un certo numero di portafogli transati che hanno interessato varie destinazioni al di fuori delle due maggiori città della Penisola», sottolinea Zanzottera. Il settore uffici ha continuato a trainare i volumi anche a Milano nel 2017 con investimenti per circa 820 milioni di euro (il 60% del totale). Stabili i rendimenti netti “prime” di Milano nel settore uffici, a quota 3,50%. Anche il retail ha registrato un’ottima performance con la chiusura di cinque deal nel capoluogo lombardo per un totale di 350 milioni di euro. Di questi, quattro hanno riguardato il segmento High Street determinando la relativa compressione dei rendimenti netti “prime” scesi in città al 3,15% nel secondo trimestre dell’anno. La location più dinamica continua a essere quella del Cbd Duomo, che ha totalizzato 570 milioni di euro (il 40% circa degli investimenti a Milano) anche se, negli ultimi tre mesi, sono stati chiusi alcuni deal anche in location secondarie.

… e a Roma Nel primo semestre del 2017 il mercato degli investimenti romano ha continuato a mostrare la dinamicità registrata nel 2016. Tra gennaio e giugno, il livello degli investimenti ha raggiunto i 770 milioni di euro circa, in linea con il 2016, anno archiviato poi con 1.580 milioni di euro transati, il 30% in più rispetto alla media di lungo periodo. La quasi totalità degli investimenti del primo semestre è stata determinata da transazioni di uffici, con la chiusura di un importante portafoglio e di due deal rilevanti per dimensione relativi ad asset localizzati nel centro e in zona Eur. Anche gli investitori internazionali, solitamente concentrati su Milano, hanno effettuato operazioni a Roma, tanto che il 65% dei volumi va ricollegato, appunto, a deal di soggetti esteri.

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