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Affittare o comprare: tra incertezza e sogni di casa, tra sfide e opportunità

Nel cuore di ogni italiano, il concetto di "casa" rappresenta molto più che un semplice luogo dove abitare. È un simbolo di stabilità, di appartenenza, di identità. Tuttavia, negli ultimi anni, il panorama immobiliare italiano è diventato un labirinto in cui le vie d'uscita sono sempre meno chiare. Affitti in aumento, tassi di interesse variabili, e una miriade di altri fattori economici e sociali complicano la semplice idea di "avere una casa."


Il dilemma tra affittare o comprare è sempre stato un punto focale nella vita di molti. Ma cosa accade quando le città stesse diventano dei mercati così instabili che nessuna delle due opzioni sembra più sostenibile? Prendiamo, ad esempio, il caso di Milano, dove il costo degli affitti è aumentato del 9,7% in un solo anno.


Se una volta l'affitto era visto come una soluzione temporanea o come un trampolino verso la proprietà, oggi per molti rappresenta una condizione quasi perenne, spesso accettata a malincuore.


Mentre gli affitti nelle grandi città aumentano vertiginosamente, i tassi di interesse sui mutui rimangono relativamente stabili, oscillando attorno al 4,2%. Teoricamente, ciò dovrebbe rendere l'acquisto di una casa più appetibile. Ma in un contesto economico incerto e in un mercato del lavoro sempre più flessibile e precario, l'idea di legarsi a un mutuo trentennale può sembrare spaventosa. La stabilità finanziaria a lungo termine è diventata una specie di "unicorno" per molti giovani lavoratori, e ciò ha un impatto diretto sulla decisione se affittare o comprare.


Questo fenomeno ha delle conseguenze non solo economiche ma anche emozionali. Il desiderio di mettere radici si scontra con la necessità di essere flessibili e mobili per seguire le opportunità di lavoro. Le famiglie sono divise tra il bisogno di fornire un ambiente stabile per i propri figli e la consapevolezza che, in qualsiasi momento, potrebbe essere necessario trasferirsi per motivi lavorativi o economici. È una specie di "sindrome da nomade moderno," in cui la stabilità viene sacrificata in nome della sopravvivenza economica.

Ma c'è un altro lato della medaglia. Per gli investitori immobiliari, l'aumento degli affitti e la relativa stabilità dei tassi di mutuo rappresentano una tentazione difficile da ignorare. In teoria, comprare proprietà per poi metterle in affitto potrebbe sembrare come una formula vincente. Tuttavia, le dinamiche del mercato sono complesse. Investire in zone centrali e popolari potrebbe garantire un flusso di cassa costante, ma il ritorno sull'investimento in termini di rivalutazione del valore dell'immobile non è scontato. Inoltre, la gestione delle proprietà, la manutenzione, e i rischi associati all'essere proprietari di immobili in affitto non devono essere sottovalutati.


Una dimensione spesso ignorata in questa complicata equazione è quella sociale. In città in cui la richiesta di case in affitto supera l'offerta, e dove i prezzi sono fuori dalla portata di molti, si rischia di creare delle enclave urbane, ghetti di ricchezza in mezzo a deserti di povertà. Le fasce più deboli della popolazione sono le prime a soffrire in questi scenari, trovandosi spesso tagliate fuori da interi quartieri e, in alcuni casi, addirittura da intere città.


In questo complesso scenario, cosa resta del sogno italiano di possedere una casa? È evidente che stiamo navigando in acque tumultuose, dove il semplice desiderio di un tetto sopra la testa è diventato un affare complicato, intriso di variabili economiche, emozionali e sociali.

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